venerdì 22 maggio 2009

Votazioni telematiche, la soluzione di un grosso problema


Parto da questo articolo per arrivare a un problema più generale.

Articolo della Repubblica:

Elezioni, il caso degli studenti fuorisede
"Perché noi non possiamo votare?"


Non è solo un problema dei fuorisede, ma un po' di tutti.
Perchè le elezioni si fanno ancora a matita e carta come nel far west? Non avrebbe più senso avere un controllo TELEMATICO dei votanti così da poter far votare tutti quelli (non solo studenti) che vivono lontano dalla propria città di residenza? Basterebbe avere un terminale PC collegato a un server protetto del ministero nel quale si inserisce in tempo reale i dati di chi va a votare. Nome Cognome e Codice Fiscale, magari attraverso un sistema di lettura ottica della carta d’identità. In questo modo il votante verrebbe iscritto nella lista dei “ha già votato” e non potrebbe presentarsi in più seggi lo stesso giorno.
E invece no, andiamo avanti a registri cartacei, voti cartacei, matita cancellabile per votare (ve ne siete mai resi conto che si vota con una cosa CANCELLABILE??), conteggio manuale… tutte cose facilmente manomettibili e che danno adito a sospetti… E per andare a votare migliaia di italiani devono spostarsi per chilometri e chilometri, inquinando, spendendo benzina, usufruendo degli sconti di Trenitalia per andare a votare (ma che vi credete, i soldi a Trenitalia per gli sconti chi glieli dà???).
Una bella proposta sarebbe la seguente: oltre al sistema di registrazione telematica dei votanti, un terminal in ogni cabina per votare, con frequenza di refresh talmente bassa da poter essere visibile ma non fotografabile (e così abbiamo risolto anche il problema di chi compra il voto fuori dalle sedi, chiedendo in cambio la fotografia del voto stesso) e voilà: spese elettorali per le migliaia di scrutinatori, tagliate di netto, aumento esponenziale del processo di voto con conseguente eliminazione delle code davanti ai seggi. Controllo puntuale e in tempo reale dei voti in ogni seggio e a livello globale.
Ma lo so, perché dico cose del genere, siamo nel paese della pasta, della pizza e della non-evoluzione tecnologica. Discorsi così per i nostri politici sono come parlare di fisica nucleare ai bambini delle elementari.
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