venerdì 9 ottobre 2009

I torbidi avvocati di Berlusconi. L'articolo de "El Pais"


Oggi un articolo di pura traduzione da El Pais, che attacca in maniera diretta gli avvocati di Berlusconi. Articolo degno di menzione e dallo stile simil-Feltriano:

Los turbios abogados de Il Cavaliere

Gaetano Pecorella defendió a un capo mafioso, Cesare Previti fue condenado por soborno, y Niccolò Ghedini y Piero Longo simpatizaban con el Partido Fascista



Gaetano Pecorella ha difeso un capo mafioso, Cesare Previti è stato condannato per corruzione e Niccolò Ghedini e Piero Longo simpatizzavano con il Partito Fascista.


L'Italia è il paese europeo dove ci sono più avvocati: 210.000 (sono 44.000 in Francia). Un vasto elenco tra cui scegliere: un avvocato ogni 283 persone. Il sogno di molti, il cliente su cui tutti fantasticano (a favore e contro), si chiama Silvio Berlusconi. Secondo il suo amico Bruno Vespa, è stato processato 66 volte ed è sempre stato assolto, così che essere il suo avvocato è meglio che vincere alla lotteria. Ma questa chance porta con se un discreto grado di rischio e stress.

Niccolò Ghedini (Padova, 1959), per esempio. Due metri di ossa, una testa giuridica, un marcato accento veneto. Sono 10 anni che salva l'uomo più ricco d'Italia, meditando e sviluppando leggi ad-personam, chiedendo e ottenendo rinvii. Ha presieduto la commissione Giustizia della Camera, è deputato dal 2001 e sarà ricordato per una frase tecnica detta nel contesto sbagliato. "Non vedo alcuna rilevanza penale", ha detto rispondendo alla domanda sul rapporto di Berlusconi con la prostituta Patrizia D'Addario. "Era solo l'utente finale".

Ghedini è uno dei tre avvocati che hanno difeso il Lodo Alfano dinanzi alla Corte costituzionale. Gli altri due sono il suo maestro e senatore Piero Longo (Veneto, 1944) e il deputato Gaetano Pecorella (Milano, 1948).

Entrambi, Longo e Ghedini, simpatizzarono con l'estrema destra. Longo non ha mai nascosto le sue simpatie, e ha difeso alcuni imputati nel processo andato in scena nel 1975 sulla riorganizzazione del disciolto partito fascista. Nel 1986, ha intrapreso la difesa di un componente della banda Ludwig che commise vari omicidi. In tale processo, debuttò il neo-laureato Ghedini, in quel momento militante del Movimento Sociale Italiano, il partito postfascista.

Pecorella ha una storia diversa, o opposta. Considerata la grande mente giuridica di Forza Italia, il partito fondato nel 1994 da Berlusconi e dal suo amico siciliano Marcello Dell'Utri (condannato per associazione mafiosa in primo grado), ha iniziato la sua carriera politica nel partito Potere Operaio (Poder Obrero), poi è passato al partito socialista di Bettino Craxi. L'anno scorso fu accusato di aiutare Delfo Zorzi ad eludere le accuse per la strage neofascista di Piazza della Loggia a Brescia, che causò otto morti nel 1974.

Ha raggiunto l'apice della sua carriera qualche anno fa, quando, come presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, difese Nunzio Falco, sanguinario capo camorrista dei Casalesi. De Falco è stato condannato all'ergastolo per aver ordinato l'assassinio di Padre Peppino Diana, ucciso nel 1994 da due teppisti nella sagrestia della sua chiesa a Casal del Principe.

Diana era una figura di riferimento nella società campana contro il dominio della mafia. Pochi mesi fa, Pecorella disse che Don Peppino è stato senza dubbio ucciso dalla camorra, aggiungendo però che non dovrebbe essere trasformato in un martire, perché la lotta contro la mafia era solo una delle possibili cause della sua morte come emerse durante il processo. Queste dichiarazioni sono state smentite da Roberto Saviano. Pecorella rettificò quanto detto e chiese scusa.

Il suo cognome, in ogni caso, resterà associato, come quello di Ghedini e Longo, con un corpus legislativo che ha uno scopo finale: che Silvio Berlusconi si sottragga alla giustizia sovvertendo il diritto penale vigente. Quando il precedente governo Berlusconi stava agonizzando, nel febbraio 2006, Pecorella firmò una legge che prevedeva che l'accusa non potesse ricorrere in appello contro le sentenze di proscioglimento. Quando la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale tale legge, Pecorella disse: "È vero, abbiamo fatto le leggi in funzione di determinati processi [...] per consentire a Berlusconi di governare".

I tre moschettieri, in ogni caso, non hanno sostituito, nel cuore di Berlusconi, il leggendario e amato calabrese Cesare Previti, che fu confessore e avvocato del Cavaliere durante quasi 40 anni. La scorsa settimana, un giudice di Milano ha considerato Berlusconi "corresponsabile di corruzione" nel caso del Lodo Mondadori, che nel 1991 assegnò una delle case editrici più grandi in Europa all'attuale primo ministro, togliendola all'ingegnere Carlo De Benedetti. Il giudice ha detto che Berlusconi fece si che Previti e altri due avvocati corrompessero con 1,5 milioni di euro il giudice Vittorio Metta. Previti, Metta e gli altri due sono stati condannati al carcere nel 2007. Berlusconi pagherà un risarcimento danni di 750 milioni di euro. Previti purga la sua condanna in un ufficio buio a Roma, facendo lavoro sociale.


Tale post è una trascrizione diretta dell'articolo de "El pais" che trovate come link al titolo dello stesso.
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