lunedì 9 giugno 2008

Si torna indietro? Ma se non funzionava? Il 3+2 all'università.


Sono rimasto AGGHIACCIATO da questo articolo del corriere:

la formazione dei giovani

Laurea breve bocciata. «Ora la riforma»

A quasi 7 anni dall'introduzione coro di critiche unanime: il 3+2 non funziona. Appello al ministro: «È un liceo»



Seppur mi trovi d'accordo su alcuni, rari punti,
quello che dice il "filologo classico" Luciano Canfona
Il presupposto, volgarmente sbagliato, dei ministri di allora fu che fosse un crimine avere dei fuori corso. Ma l'università non produce barattoli di carne in scatola, un tot all'anno, bensì studiosi: un processo che richiede tutto il tempo necessario
è veramente fuori da ogni logica di mercato. E in effetti fa il filologo lui, cosa ne vuole sapere del mondo del lavoro odierno?

Voglio ricordare che l'unica università in Italia che sta fornendo regolarmente figure importanti e di successo nel paese e anche all'estero è la Bocconi, che punta tutto sulla velocità nella preparazione (unita, ovviamente alla qualità), cercando di segando le gambe ai fuori corso e mettendo in grado gli studenti di essere a stretto contatto con il mondo aziendale a partire dal giorno seguente al conseguimento della laurea.

Parlo per "luoghi comuni". In Europa e nel mondo, dei laureati italiani si dice sempre che sono tra i più preparati, ma sui libri, non sul campo. Che sono vecchi, iniziano tardi e finiscono tardissimo. Che non hanno idea di cosa sia l'inglese e che spesso non sappiano usare un computer.

Anche se questo articolo mi trova d'accordo dicendo che il 3+2 "sembra un liceo", non è detto che questo sia una cosa negativa. Anzi!

E allora perchè tornare indietro? La 3+2 stava cominciando a risolvere almeno un paio di questi problemi, e cioè quello dell'età e della "pratica" introducendo il tirocinio semi-obbligatorio in azienda. Purtroppo le aziende non sono ancora preparate ad avere laureandi e probabilmente non si è ancora affinata questa "dualità" azienda-università. Ma col tempo e l'aiuto dell'università (che ancora scarseggia) questa cosa del tirocinio avrebbe potuto essere la rampa di lancio per i nostri Dottori.

Torno a parlare di esempi a me vicini. In Messico si inizia l'università a 18 anni. Sono 4 anni di università, che sembrano molto più un liceo di quanto non sia qui.
Infatti le lezioni vengono unite tutte insieme solo alla mattina o solo alla sera (a seconda dell'anno di corso). Se si viene bocciati a un corso durante un semestre, bisognerà andare agli esami di riparazione, altrimenti si rischia di doversi riiscrivere allo stesso semestre. Ok. Come al liceo. Ma sentite ora.
L'università INCITA e anzi REDARGUISCE chi non inizia a lavorare durante il 3 anno di studi. L'idea di avere tutte le lezioni la mattina o la sera aiuta lo studente e trovare un posto di lavoro part-time dove guadagna poco e niente (si parla di 100 - 200 euro al mese) ma dove impara già sul campo cosa dovrà fare dopo. E la maggior parte delle volte, usciti dall'università, gli studenti rimangono nella stessa azienda dove hanno fatto tirocinio (questa volta full-time).
Quindi capita spesso di conoscere gente con 25 anni e ben CINQUE anni di esperienza nel CV!
Se nell'università italiana l'età media di laurea è di 27-28 anni e solo dopo si inizia a lavorare, come fa un 30enne italiano, con 2-3 anni di esperienza, a competere magari con un messicano più giovane, tipo 28enne, ma con 8 anni di esperienza nello stesso campo? Puntando sul fatto che "l'università italiana ti prepara meglio?". Chi pensate che assumerebbe un datore di lavoro per un posto di responsabilità?

E così come il Messico gli esempi sono tanti. Inghilterra, USA, etc etc.
Lo studente italiano all'estero non conta nulla. Non sa l'inglese (l'esame all'università è una buffonata a non esistono corsi decenti da poter frequentare. Oltretutto ora la possibilità di fare un Erasmus è diminuita notevolmente), non sa usare bene il PC (i laboratori scarseggiano e i corsi al PC anche), ha un'età notevolmente superiore ai suoi colleghi esteri a parità di esperienza. Magari sa come funziona a livello elettronico un transistor, fin nei dettagli, dalla prima all'ultima equazione, ma non sa bene come utilizzare un programma di gestione, o come utilizzare le risorse umane a disposizione, o come fare una presentazione, o come portare avanti una riunione aziendale.

Signori politici e filologi, non stiamo a pensare sempre al Manzoni, i laureati non devono essere tutti dei piccoli Marconi o Alighieri, devono adattarsi il più velocemente possibile al camaleontico mondo del lavoro nazionale e internazionale del momento, riuscendo a competere e sorpassare i colleghi stranieri su tutti i campi, iniziando presto quanto loro e possibilmente adattandosi allo scenario internazionale del mondo del lavoro. Perchè finora l'invasione degli immigrati è arrivata solo per i posti di lavoro più umili, ma quando (e se) comincerà anche quella di laureati che puntano a posti di responsabilità nelle grandi aziende, saremo fritti!


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