venerdì 25 luglio 2008

Facebook screditato. E' come il demonio.



Prendo spunto da questo articolo del Corriere:


Si parla di una tranquilla signora inglese che si è ritrovata vittima di un "furto di identità" ed è comparsa su un sito porno canadese con le sue foto (caste) apparse su Facebook.

Niente di nuovo, le denunce di questo tipo ormai quasi più notizia, direi io.

L'articolo incalza:

La gente non capisce a che rischi si espone quando va su Facebook

dice la povera Becky.

Il problema non è assolutamente questo.
Il problema è che il sito non può avere IN PIENA AUTONOMIA pubblicato le foto di Becky.
Perchè lo dico? Perchè la parte in cui si spiega che l'ex della signora è stato tempestato di telefonate fa cadere tutto il castello creato contro Facebook.

Spraggs si diceva «pronta a tutto» pur di diventare un’attrice porno e invitava i suoi ammiratori a chiamare il suo agente su un cellulare. Il numero, in verità, appartiene a Paul Farrow, suo ex partner e padre dei suoi figli. L’uomo, in pochi giorni, è stato subissato di richieste sessuali.

Su Facebook NON SI PUO' pubblicare il proprio numero di cellulare, e anche se si potesse, probabilmente i più pazzi metterebbero IL PROPRIO, NON QUELLO DELL'EX PARTNER!

Cosa è in realtà successo a questa bionda signora? Qualche suo amico (o meglio, nemico) che in realtà la conosce da vicino, ha voluto vendicarsi di lei e del suo ex per qualche sgarro o affronto.
Non mi meraviglierei fosse stato proprio il suo ex-partner a spostare quelle foto da Facebook al sito porno sperando di screditare la signora e guadagnarci pure qualche soldo.
Sull'appunto che fa la signora:
Se penso che ho messo on line anche le foto dei miei bambini che facevano il bagno e che dei pervertiti potrebbero averle prese, mi viene un brivido lungo la schiena. beh, avrebbe dovuto pensarci prima, non dopo tutto questo casino.
E' ovvio che ci penserei dieci volte prima di mettere le foto dei miei figli mentre fanno il bagno su internet!

Responso: Facebook = innocente!
Giornalisti = sensazionalisti colpevoli!

(n.d.a. Il Corriere non è il destinatario della mia invettiva, visto che ha ripreso una notizia tale e quale è comparsa su molti giornali inglesi. Certo è che un commento come quello che ho appena fatto, non doveva essere troppo difficile da aggiungere all'articolo!)

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