martedì 5 agosto 2008

L'america come l'Italia? No sempre meglio...


Problema comune a molti studenti, in tutto il mondo, sono i soldi. L'università costa, un casino, che tu sia un genio o vada a lezione solo per addocchiare belle ragazze. Negli stati uniti ormai sta diventando un incubo, andare all'università, in quanto gli studenti sono obbligati a chiedere prestiti e mutui pluridecennali con delle banche per poter pagarsi gli studi.
Ne parla anche Repubblica in quest'articolo


In terre nostrane andare all'università non è ovviamente alla portata di tutti. Ma non per i costi di iscrizione, ma per l'impossibilità di trovare un alloggio, come dovrebbe essere, fornito dallo stato o dallo stesso istituto a prezzi "umani". E così, se vivi in una piccola città, e non disponi di un reddito dei "genitori" adeguato, l'università diventa un tabù. Doversi spostare in una città provvista dell'istituto da te ricercato, diventa impossibile. Pagare dalle 200 ai 600 euro per una stanza, tripla, doppia o singola che si voglia, un problema insormontabile! Ma non ci sono soluzioni a questo problema?

Certo che ci sarebbero, ma ovviamente, a nessuno interessa applicarle.
All'estero, per esempio, i "campus" sono spesso enormi, provvisti di appartamentini per studenti a pochi soldi. Sono costruiti spesso e volentieri fuori dalle città, magari anche a un'ora di autobus, ma provvisti di tutto lo spazio necessario per costruire degli alloggi per studenti. E invece noi no. Istituto in centro storico vuol dire aule con affreschi, bellezze artistiche e architettoniche e prestigio della scuola. MACCHISSENEFREGA dico io! All'Università ci vado per studiare, non per vedermi i quadri! (non vi parlo poi com'era la mia facoltà. Dire che cadeva a pezzi era farle un complimento!).
E quale altra soluzione ci sarebbe? LAVORARE! Maccerto! Perchè non organizzare i corsi tutti alla mattina o tutti alla sera? Questo darebbe modo agli studenti di poter accettare un lavoro part-time che non sia da cameriere o solo nei week-end.
In Messico, paese non certo sviluppato come il nostro (ma siamo sicuri???), l'università organizza i corsi secondo l'anno di frequenza. Al primo anno i corsi sono dalle 7 alle 11 o alle 12, il secondo dalle 18 alle 22 di sera. Il terzo di nuovo dalle 7 alle 11.
Certo, per i fannulloni è uno sbattimento incredibile scvegliarsi alle 6, ma in compenso gli studenti hanno la possibilità (e spesso anche l'obbligo, dettato dai professori) di fare da "stagisti" o da "borsisti" durante l'anno accademico, arrivando già con una certa formazione ed esperienza sul mondo del lavoro, dove di solito gli universitari italiani atterrano in maniera violenta e spartana. Ho conosciuto gente che DAL TERZO ANNO di università lavorava già a tempo pieno! 8 ore al lavoro e 5 a scuola. Certo, si facevano un mazzo tanto, ma ora possono vantare un CV con 6 anni di esperienza e 26 all'anagrafe (oltre che una laurea!) e un posto da project manager o da area manager.

L'america come l'Italia? Si, ma noi continuiamo a stare dietro (nella modernitá) e gli studenti davanti (nel trenino dei fregati!)

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